Tre indizi fanno una prova. Il primo è un passaggio contenuto nella relazione conclusiva della commissione parlamentare antimafia del febbraio scorso (approvata all'unanimità da tutte le forze politiche) dove viene osservato che se da un lato il consenso culturale delle mafie si è ridotto nei contesti popolari, dall'altro è accresciuto nelle c.d. élite, chiamando in causa quella che viene definita area grigia o borghesia mafiosa cui appartengono i professionisti.
Un altro indizio è rappresentato da una ricerca dell'ateneo federiciano recentemente pubblicata dal titolo Mafie e libere professioni che, seppur con molta cautela, affonda il colpo sulle professioni liberali accusate di mettere a disposizione del crimine le proprie tecnicalità, fungendo da cerniera tra il mondo illegale e quello legale.
La terza - e ultima in ordine di tempo - esternazione è stata quella del procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, secondo il quale…(continua)